venerdì 13 settembre 2013

come rilegare un libro cartonato in casa - la copertina




Eccoci alla seconda parte del tutorial per rilegare un libro in casa. Passiamo alla copertina.

Premetto che le considerazioni qui elencate sono da fare a priori, addirittura prima di realizzare le ill. di copertina, perchè come vedrete occorrerà un abbondaggio abbastanza importante. 

Prima di tutto, notiamo che una copertina cartonata é composta di quattro parti: la costa, le due pagine di cartone che diventeranno prima e quarta di copertina, e la copertina vera e propria, stampata su una buona carta, nè troppo sottile nè troppo pesante.

Prendete il vostro plico e racchiudetelo fra due strati del cartone rigido che intendete usare. Mettiamo che il tutto sia alto 1 cm; questa sarà anche l'altezza della costa. 






A destra e a sinistra della costa dovremo lasciare uno spazio di 8mm che corrisponderà alla cosiddetta unghia, ovvero quella fossetta che consente di aprire e chiudere in bell'ordine il volumetto finito. Prendete, a titolo di esempio, qualunque libro cartonato abbiate in casa, e notate come, aprendo il libro, si crei uno spazio vuoto fra le pagine e la costa, e come l'unghia faccia da collegamento fra la costa e le copertine mobili.

Per quanto riguarda le dimensioni dei due rettangoli di cartone, la larghezza sarà uguale alla larghezza delle pagine interne, mentre l'altezza sarà maggiore di circa 6 mm (nel nostro caso, 21x28,6). La costa invece sarà 1cm x 28,6.

Inoltre, dovrete calcolare almeno due centimetri (ancora meglio se tre o quattro) di abbondaggio su ogni lato per "rifasciare" i pezzi di cartone con la copertina.
In pratica, per trovare la larghezza faremo: copertina+unghia+costa+unghia+copertina=44,6 cm a cui aggiungere l'abbondaggio, diciamo circa 3 cm per lato così arriviamo a 50 cm.
per l'altezza, fate: altezza della costa+abbondaggio, quindi 28,6 + circa 6 = 34 cm. Mai approssimare per difetto, in queste misurazioni!
L'immagine sopra sarà pobabilmente più chiara di tutte queste parole.

Sul retro della copertina disegnatevi una griglia che vi faccia da guida, e incollateci sopra i relativi pezzi di cartone. Tagliate a 45° gli angoli della stampa, tenendovi comunque a circa 1 cm di distanza dal cartone. In questo modo vi sarà più facile ripiegare il foglio verso l'interno, come in figura.






Girate la struttura così ottenuta e schiacciate l'unghia verso l'interno, magari aiutandovi con il dorso di un righello.



A questo punto rimane l'ultimo passo: unire il plico alla copertina! La funzione delle risguardie é proprio quella di fare da ponte fra l'uno e l'altra.


Distribuite un po' di colla (meglio se spray) su una delle risguardie, cercando se possibile di arrivare solo fino a circa 5 mm dal bordo precendentemente incollato.
Fate aderire delicatamente la risguardia alla parte interna della copertina corrispondente. Quando siete sicuri di averla posizionata bene, premete bene le due parti perchè aderiscano meglio, poi ripetete l'operazione anche dall'altra parte.
Se le misure sono esatte, una piccola parte del plico si inserirà naturalmente nello spazio creato dall'unghia, mentre sui bordi esterni la copertina apparirà appena appena più grande delle pagine interne (quei famosi 3mm).
Assicuratevi che non ci siano sbavature nè pagine incollate fra loro all'interno del plico, e a questo punto lasciate riposare e asciugare del tutto la colla.
Voilà!




giovedì 12 settembre 2013

come rilegare un libro cartonato in casa - le pagine interne





Oggi vi voglio proporre un piccolo tutorial: come rilegare un libro cartonato a casa.
Rilegare in maniera decente un volumetto può essere utile sia per creare un piccolo portfolio, sia per presentare un progetto di libro a qualche grosso concorso o direttamente ad una casa editrice. E, ovviamente, per l'autocompiacimento di poter vedere i vostri disegni presentati in una forma similissima a quella di una pubblicazione. La soddisfazione è garantita ;)

n.b.: in questo post darò per scontata la capacità di acquisire le immagini con lo scanner, nonchè di utilizzo base di Photoshop per approntare la stampa! Se serve qualche chiarimento scrivetemi in privato!

Allora, supponiamo che vogliate creare un albo con pagine interne di misura, poniamo, 20x28 cm, quindi la cosiddetta apertura sarà 40x28.
Assicuratevi di mandare in stampa un'immagine con circa 5 mm di abbondaggio su ogni lato, che verrà rifilata; quindi, in pratica, ogni immagine stampata dovrà misurare 41x29.  Questo vi darà la libertà di aggiustare il plico di fogli una volta fissato, qualora ce ne fosse bisogno.

Chiedete al vostro stampatore di farvi delle stampe fronte/retro spiegandogli che intendete realizzare in casa un libro rilegato tipo brossura. In pratica su ogni foglio verrà stampato sul fronte una doppia pagina completa (per es. le pagine 2 e 3) e sul retro, invece, metà della pagina precedente (a sinistra) e metà di quella seguente (a destra) (es, le pagine 1 e 4). Io qualche volta ho fatto questo lavoro a casa, rinominando i file 1a, 1b, 2a, 2b, 3a, 3c, ecc. Poi una mia amica mi ha fatto osservare che questo lavoro possiamo affidarlo agli stampatori stessi, che probabilmente hanno un programma apposito per disporre le immagini in maniera corretta.
Scegliete una carta che vi piace, secondo me una liscia 120g/mq può andare bene.

Ok! a questo punto avete un bel fascio di fogli. piegateli a metà con grande precisione, schiacciando bene la piega con le unghie o, ancora meglio, con qualcosa di duro ma liscio tipo il dorso di un cucchiaio, che non lascerà segni o graffi sulle immagini. Radunate tutti i fogli così piegati ed ordinati in maniera corretta, per ottenere un plico, che dovrete incollare per tenere insieme le pagine. 
Controllate che l'ordine delle pagine sia corretto, e che il plico sia ordinato su tutti i lati.
 Pinzate il plico per tenerlo più fermo possibile, aiutandovi anche con due pezzettoni di cartone rigido, uno da un lato e uno dall'altro, che serviranno a non farlo "aprire" a ventaglio dalla parte delle piegature.

Versate un po' di Vinavil in contenitore largo abbastanza da poterci immergere con un solo movimento il lato da incollare, senza però esagerare: la colla deve poter attaccarsi alle pieghe di tutti i fogli senza però penetrare eccessivamente negli spazi. Ecco il perchè del cartone: più il plico rimane serrato, meno rischiate di trovarvi con le pagine incollate fra loro.



Lasciate asciugare perfettamente (ci vorranno almeno un paio d'ore, se potete aspettare un po' di più é anche meglio).

Ora potete rifilare il plico usando un cutter con la lama nuova. Non fate come me, che uso lo stesso cutter anche per affilare le matite.





Nel prossimo post: la copertina!


lunedì 13 maggio 2013

Ad occhi aperti. Un libro a cura di Hamelin, una pappardella a cura di Ilaria


Oggi vorrei parlarvi di un volume che sto finendo di leggere in questi giorni, si tratta di "Ad occhi aperti. Leggere l'albo illustrato", edito nel 2012 da Donzelli editore per l'associazione culturale Hamelin. 
(in fondo al post troverete altre informazion, seppur molto sintetiche, sugli autori dei diversi interventi e su Hamelin stessa.)




Ad occhi aperti. Leggere l'albo illustrato - Donzelli Editore, Roma 2012. Copertina di Anthony Browne da: Changes - Walker Books, London 2008.





Prima di tutto, é un bel libro, curato come tutto ciò che esce da Donzelli. La carta é piacevole, tutta la grafica é godiblissima e l'impatto generale é di grande chiarezza. Il formato é piuttosto grande, leggermente più largo del solito (21,5x15 contro i 20,5x13,5 di un volumetto Einaudi che mi sono trovata sottomano qui in casa) il che é stupendo per una come me che ama, nei saggi, poter sottolineare e prendere appunti. (Che secchiona!)
L'ho trovato allo stand Donzelli all'ultima Fiera di Bologna.
  Cito dalla quarta di copertina: "Esplorare l'universo dell'albo illustrato: questo il proposito del gruppo di esperti e studiosi di Hamelin. Lo scopo é fornire uno strumento critico, inesistente in Italia, capace di guidare la lettura dell'albo da parte di genitori, insegnati, bibliotecari, e semplici amanti del racconto per immagini [...] Attraverso un percorso che esplora le esperienze più significative dell'editoria per l'infanzia, in particolare dalla seconda metà del Novecento a oggi, il libro analizza dall'interno la fisionomia dell'albo illustrato: il formato, con le sue specifiche valenze narrative, il rapporto tra parole e immagini, il ritmo e il tempo della narrazione, e la formula dei libri senza parole."
Avendo letto questo, ero già decisa a comprare questo volume; dando un'occhiata all'interno non ho potuto far altro che gongolare. 260 pagine disseminate di una quantità incredibile di immagini, prese da albi illustrati fra i più diversi. Una meraviglia! Io credo che lo spazio del libro sia occupato per metà da parole e per metà da immagini. Nessuna avarizia. Per alcuni degli albi presi in esame ci sono riprodotte fino a 6 doppie pagine (!), il che rende piuttosto semplice avere un'idea dei meccanismi narrativi. 

Qui emerge una riflessione interessante: tutte queste immagini (di libri editi e tuttora in circolazione) sono state "concesse" da altri editori ad Hamelin e a Donzelli. Non sono in grado di sapere a che titolo sia avvenuto questo scambio, ad ogni modo se un vasto numero di editori, come in questo caso, accetta di muoversi insieme ad un'associazione per creare  un volume come questo, é evidente che c'è un interesse comune: allargare ed approfondire la conoscenza di un tipo editoriale, in questo caso l'albo illustrato.
Sicuramente é bello vedere che oltre la concorrenza c'é collaborazione. Ora prendiamo questo pensiero e facciamolo diventare grande: dove c'é promozione c'é interesse, dunque crescita, miglioramento e ritorno economico. Il mondo editoriale crede nei prodotti-libro di qualità, e cerca di rinnovarsi sempre.
(No, non ho intenzione di parlare della crisi).

Ora, veniamo a ciò che c'è scritto, in questo bel librone. E' suddiviso in 11 capitoli, ognuno dei quali tratta l'argomento "albo illustrato"  da un diverso punto di vista.
Riporto qui i titoli dei capitoli e i loro autori, confidando di non incorrere in qualche violazione di copyright.
1-Tracce per una storia dell'albo - di Andrea Rauch, grafico, nonchè socio fondatore ed editor della casa ed. Principi e Princìpi
2- Meccaniche celesti: come funziona un albo illustrato - di Ilaria Tontardini, ad oggi insegnante di Storia dell'Illustrazione all'Accademia di Bologna
3- Parole e figure: i binari dell'immaginazione - di Martino Negri, assegnista di ricerca presso la Facoltà di Scienze della formazione di Milano-Bicocca
4- Albo e tempo - di Emilio Varrà, tra i fondatori di Hamelin, insegnante di Fumetto e Illustrazione all'Accademia di Bologna
5- LIbri senza parole? li voglio subito - di Giulia Mirandola, che collabora e ha collaborato a vario titolo con enti e case ed. le più disparate, da Ubulibri a Topipittori, da Zanichelli a Babalibri
6- Non ci vuole niente a distruggere la bellezza - di Giulia Mirandola
7- Che cos'é il libro-gioco? di Loredana Farina, socia fondatrice della casa Ed. La Coccinella, specializzata in libri-gioco
8- Le storie della notte: per una pedagogia dell'albo illustrato - di Giordana Piccinini, una dei fondatori di Hamelin
9 - L'albo illustrato e il suo lettore - di NIcoletta Gramantieri, responsabile della Biblioteca Salaborsa Ragazzi di Bologna e collaboratrice di Hamelin
10- Sulla natura - di Roberta Colombo, collaboratrice di Hamelin
11- Spazi interni e spazi esterni - di Roberta Colombo

Giusto per dare un'idea dell'utilità di "Ad occhi aperti", spiego brevemente un paio di capitoli.
Il primo articolo, di Andrea Rauch, "Tracce per una storia dell'albo", é imprescindibile perchè dà una infarinatura generale sul mondo dell'editoria italiana moderna. E' importante conoscere, oltre agli autori-illustratori, anche le case ed. e i diversi professionisti che hanno fatto (e stanno facendo) la storia dell'editoria italiana.
L'intervento che forse mi ha insegnato di più é "Albo e tempo" di Emilio Varrà. Dopo una parte introduttiva che descrive il libro come "momento di pausa", Varrà propone una diversificazione dei tipi narrativi in base alla temporalità insita nel libro.
Secondo lui le infinite possibili modalità di interazione di trama, forma del libro, composizione dell'immagine, determinano diverse forme temporali, le quali sarebbero una delle basi delle possibili fruizioni del libro in quanto oggetto narrativo.
Questo é uno dei concetti-base per comprendere come funzionano gli albri illustrati, e questo articolo di Varrà lo spiega nella maniera più chiara possibile. Basti dire che grazie a questo capitolo ho già una mezza idea per un progetto di libro da inviare ad un concorso oltreoceano...
Ma ora basta anticipazioni, se avete avuto la pazienza di leggere fino a quaggiù avrete capito che consiglio assolutamente la lettura di questo bel libro. Insisto!


Un po' di info.
Cito dalla quarta di copertina: "Hamelin é un'associazione culturale di Bologna che da quindici anni lavora in tutta Italia nel campo della letteratura per ragazzi, della promozione della lettura, dell'illustrazione e del fumetto. Hamelin organizza percorsi di lettura e corsi di aggiornamento per insegnanti e bibliotecari, mostre, progetti didattici, workshop. Cura, inoltre, il progetto nazionale di promozione della lettura Xanadu, la rivista <<Hamelin. Storie figure pedagogia>> e Bilbolbul Festival Internazionale di fumetto a Bologna."

Gli  autori degli articoli sono: Roberta Colombo, collaboratrice di Hamelin; Loredana Farina, socia fondatrice della casa Ed. La Coccinella, specializzata in libri-gioco;  Nicoletta Gramantieri, responsabile della Biblioteca Salaborsa Ragazzi di Bologna e collaboratrice di Hamelin; Giulia Mirandola, che collabora e ha collaborato a vario titolo con enti e case ed. le più disparate, da Ubulibri a Topipittori, da Zanichelli a Babalibri;  Martino Negri, assegnista di ricerca presso la Facoltà di Scienze della formazione di Milano-Bicocca; Giordana Piccinini, una dei fondatori di Hamelin; Andrea Rauch, grafico, nonchè socio fondatore ed editor della casa ed. Principi e Princìpi; Ilaria Tontardini, ad oggi insegnante di Storia dell'Illustrazione all'Accademia di Bologna; ed Emilio Varrà, tra i fondatori di Hamelin, insegnante di Fumetto e Illustrazione all'Accademia di Bologna.

lunedì 18 marzo 2013

Bilancio




Oggi vorrei fare un breve resoconto di quello che sto combinando in questo periodo.
1- Ho realizzato che nel mio portfolio, frutto del lavoro degli ultimi anni, mancano quasi del tutto le illustrazioni editoriali. Mi piacerebbe molto lavorare in questo settore, quindi:
2- cerco di crearmi un portfolio di questo tipo (finalmente!). Dato che si tratterebbe in buona parte di immagini a corredo di articoli di giornale, o di copertine, butto giù un elenco di possibili argomenti (politica, economia, medicina...), declinati sotto vari aspetti (per es. un articolo di medicina può trattare di eutanasia, di fondi per la ricerca, di obiezione di coscienza, di omeopatia etc.). Al momento sto cercando di realizzare almeno un'immagine per ogni argomento, per avere un ventaglio più ampio possibile.



Sono parecchi gli argomenti da affrontare. Nella speranza che siano parecchie anche le commissioni ;)



3- lo stile. Mi sto spulciando vari siti di agenzie, sotto la voce "editorial", per capire quali sono gli stili e le modalità "vincenti". 
4- Il mio primo istinto é stato di usare l'acrilico, come mia abitudine, ma poi mi sono dirottata sul computer. I motivi sono essenzialmente 2: risparmiare sui materiali e avere la possibilità di modificare abbastanza rapidamente forme e colori, all'occorrenza. Cerco di applicare meglio che posso quelle 2 o 3 cose che so di Illustrator e di Photoshop per realizzare delle illustrazioni funzionanti, pubblicabili, ma per me non é facile: lavorare al computer mi stanca notevolmente, i risultati ancora non sono quelli sperati e la frustrazione é dietro l'angolo. Non c'é niente di più sgradevole di una immagine realizzata male a computer.
5- Ho trovato un corso tenuto al Mimaster di Milano da Emiliano Ponzi, un bravissimo illustratore che lavora per diverse testate americane. In questi giorni mi iscriverò, sperando di essere ancora in tempo! Il confronto con un professionista (e anche con gli altri corsisti) fa davvero molto bene!
6- Una volta terminato il mio portfolio mi sceglierò un agente. Appena avrò raccolto un po' di info vi parlerò anche di questo.


Per qualche motivo l'Agente me lo immagino come  un uomo d'affari degli anni '80, di quelli esaltati che si strafacevano di coca. W gli stereotipi!



NEL FRATTEMPO 
7- a fine Aprile scade il concorso del calendario de "la Città del Sole". Concorso bello, importante e impegnativo.


Una rappresentazione per nulla scontata del concetto "calendario della città del sole"



e, ovviamente,
8- manca pochissimo alla Fiera di Bologna! Ecco cosa bisogna fare (sempre secondo me... non sia mai che io diventi dittatrice del savoir faire illustrato)
 -spulciare il LUNGHISSIMO elenco espositori  dal sito della Fiera
 -una volta individuate le case editrici per cui il nostro lavoro può essere adatto mandare una mail del genere "buongiorno, sono NN, ho pubblicato questo e quest'altro, mi piacerebbe collaborare con voi, vorrei sapere se posso mandarvi un pdf  col mio portfolio/progetto e se, eventualmente, possiamo incontrarci a Bologna, grazie dell'attenzione, saluti". mi raccomando, scrivete se siete convinti di poter dare un contributo effettivo al catalogo di quell'Editore, mandate i file SOLO se vi rispondono di sì, NON tempestateli ogni giorno, e possibilmente scrivete "buongiorno signor *nome dell'editor*".
 Chi riceve la vostra email deve capire che state parlando proprio con lui/lei, e che siete dei professionisti educati. NON state mendicando, e non siete degli spammer... vero che non lo siete?.
 -preparate un bel portfolio digitale, che invierete via email e che distribuirete come CD, insieme al vostro biglietto da visita, quando sarete in Fiera. Ricordate che una bella presentazione é fondamentale. Potete cercare di sorprendere e attirare l'attenzione con un packaging particolare, oppure rimanere sul sobrio. Mi raccomando, non realizzate pacchetti strani o troppo delicati: immaginate un editor stanco morto, dopo 4 giorni di fiera e chissà quanta preparazione, che ha solo voglia di tornare a casa. Deve essere in grado di raccogliere tutti i cd e i biglietti raccolti con un gesto solo. Se il vostro pacchetto é pieno di fronzoli e animaletti che sbucano da tutte le parti, come minimo verrà abbandonato su uno scaffale vuoto.


Un pessimo modo di presentarsi. Dico sul serio, NON fatelo



 -il portfolio vero e proprio. Sarà quello che effettivamente mostrerete, nel caso in cui riusciate a parlare con un editor in Fiera. Potete, ad esempio, portare un bel quadernone in cui avrete elegantemente disposto i vostri lavori, originali o ottime stampe, incorniciati con un passepartout. Di solito una ventina di immagini é più che sufficiente. Nel comporre le pagine tenete conto della direzione in cui sistemare le immagini: mentre descrivete i lavori non dovete perdere tempo a voltare di continuo il quadernone. L'editor deve essere estasiato, non nauseato.
contro: E' pesantissimo. Una fatica che può capire solo chi ha già affrontato una Fiera in questo modo. 
Potete anche crearvi un quaderno più piccolo, riempito con sole stampe (sempre eccelse). Di sicuro é molto più comodo, leggero e maneggevole, e quasi sicuramente potrete dare un'idea precisa del vostro lavoro. Però se siete abituati/e a lavorare su grandi formati potreste trovare che stampe troppo piccole non rendano giustizia alle vostre opere. Trovate un giusto compromesso.
Una soluzione molto figa, se avete un tablet, é fare una bella presentazione con questo strumento. Lo schermo digitale rende "luccicanti" un certo tipo di immagini, specialmente se molto colorate, dai tratti decisi e contrastate. Per intenderci, se lavorate con carboncini, acquerelli delicatissimi, atmosfere sospese e intime... puntate decisamente sulla carta, perchè il digitale proprio non c'entra.

Dal momento che dubito di riuscire a postare alcunchè prima del mio rientro dalla Fiera, ne approfitto per salutarvi e augurarvi un grande in bocca al lupo per questi giorni frenetici! San Pennello Sintetico, salvaci tu!
Un bacio
Ila

venerdì 8 febbraio 2013

      Buongiorno a tutti e a tutte! Oggi vorrei parlare di due filoni maggiori nel mondo dell'illustrazione: narrazione e commento.


A volte non è facile orientarsi


       Premessa. Questo post, come in generale il blog Mutuo e Pennelli, é dedicato principalmente a chi, ora, si trova nella situazione in cui ero io qualche anno fa: avendo una formazione artistica di base, volevo affacciarmi sul mondo editoriale, senza saper bene da che parte girarmi. Mi ricordo un piccolo episodio un pochino imbarazzante, ma che mi insegnò molto: stavo parlando con un fumettista affermato, in occasione di una premiazione in quel di Cavriago, a Reggio Emilia. Gli dissi, tutta fiera, che volevo fare l'illustratrice. Ah, bene, mi disse. E in che settore?... non ne avevo la più pallida idea.   Balbettai qualcosa e vidi nei suoi occhi la frase "povera idiota".
       Al di là della confusione, all'epoca avevo la presunzione che saper disegnare equivalesse a saper illustrare. Sbagliato: saper disegnare é solo una piccola parte del lavoro di illustratore. E' come avere un' armatura in dispensa e pensare, per questo, di essere già un cavaliere. Ma se non siamo in grado di cavalcare, tenere la lancia e la spada etc, avremo vita breve contro er cavajere nero.


       Illustrare, letteralmente, significa "dare lustro" (a un testo scritto). Abbellire. Supportare la narrazione. Pensate a tutti gli affreschi, le pitture murali e i dipinti, specialmente quelli a tema religioso o storico: ci mostrano il Faraone che si sottopone alla prova della piuma. Ci mostrano la resurrezione di Gesù, o quel che accadde in una certa battaglia. Non a caso, gli affreschi nelle chiese dei primi secoli erano detti "biblia pauperum": la Bibbia dei poveri. Chi non sapeva leggere e/o non capiva il latino (diamogli torto) poteva imparare la dottrina cristiana guardando le immagini dipinte. Narrazione senza parole. La Cappella Sistina stessa è un insieme di tante, magnifiche ed enormi illustrazioni. 
       Rispondete questo a chi vi guarda con sufficienza quando dite che volete fare l'illustratore.






      Giungiamo ai giorni nostri: ora che la quasi totalità di popolazione occidentale, ormai, sa leggere, l'illustrazione si é arricchita enormemente. Lungi dal diventare obsoleta, si é scrollata di dosso la necessità educativa, la pedanteria del "si fa così e così",  e si é arricchita di mille nuovi stimoli estetici e filosofici, e in moltissimi casi la personalità dell'autore é determinante. Basta farsi un giro su siti come IllustrationMundo per farsene un'idea. Il discorso é questo: 

dove c'é parola scritta, può esserci illustrazione

ma anche: 

L'illustrazione, da sola, può sostituire la parola scritta.


       Quotidiani, riviste di tutti i tipi, libri scolastici, libri di lettura, album illustrati, romanzi, opuscoli informativi, newsletter, packaging di prodotti; ma anche t-shirt, poster, cartoleria, tessuti per l'arredamento e per la moda, oggetti decorativi. La lista é lunghissima, e ognuno può trovare i suoi canali ideali.

       Una delle prime cose da capire é se siamo dei narratori o dei commentatori. Questo ci dirà se è il caso di buttarci sugli albi illustrati piuttosto che sulle illustrazioni a corredo di articoli di giornale. 
       
       Mi spiego meglio. Uno scrittore e un illustratore hanno in comune la storia. In essa, tendenzialmente, c'é un personaggio che compie azioni in un dato luogo e in un dato tempo, per certe motivazioni.
        La narrazione prevede la sequenzialità. In un libro completamente illustrato, ogni illustrazione é relativa a quella precedente e a quella seguente. Prendo ad esempio il libro illustrato per eccellenza, "Nel Paese dei Mostri Selvaggi" di Sendak. Vi allego il link su Amazon, se non lo avete compratelo o fatevelo imprestare, perchè questo libro é la quintessenza dell'illustrato moderno.
 Faccio finta di non saper leggere e di non conoscere la storia, ed apro il libro in una delle prime pagine.





Vedo una camera da letto. C'é un bambino con uno strano costume da lupo, che guarda dietro di sè, verso la porta chiusa. Si vede che è arrabbiato e indispettito. E' notte, perchè dalla finestra vedo la luna. Ma da tutto questo non capisco altro. Devo curiosare la pagina prima e quella dopo, anzi devo guardarle tutte, per capire come mai quel bambino é così arrabbiato, e cosa farà per sbollire la rabbia.





       Ah ecco: nella pagina precedente, il bambino, armato di forchetta, stava per saltare addosso ad un cagnolino spaventatissimo. Siamo sempre in casa, e sul muro intravediamo un ritratto di un mostro, firmato... Max. Ora sappiamo anche come si chiama il bambino. Possiamo immaginare che il comportamento maligno nei confronti del cane abbia fatto andare su tutte le furie i genitori di Max.         Ecco perchè nella pagina seguente l'abbiamo visto chiuso in camera sua: é una punizione.



Ma andiamo avanti: vediamo la stessa camera, lo stesso bambino, tutto é nella stessa posizione della pagine precedente. Ma é cambiato qualcosa: max ora è calmo, ha gli occhi chiusi, e intorno a sè, nella  camera, stanno crescendo degli alberi. Evidentemente sta immaginando... Infatti nelle tavole successive gli alberi diventano una foresta, i mobili della camera spariscono, e alla luce della luna il bambino-lupo scatena la sua energia selvatica. 

Qui sotto, le tre tavole nella sequenza esatta.




        Ecco il senso della parola sequenzialità. Ci vuole un'attitudine particolare per saper gestire una narrazione di questo tipo. Ad esempio, se nel "cambio" fra una immagine e l'altra i personaggi e l'ambientazione rimangono nella stessa disposizione, con alcuni cambiamenti (vedi Max nella camera, dove cambia l'umore del bambino e iniziano a crescere le piante), é automatico, per l'osservatore, leggere una concatenazione di eventi piuttosto immediata. Se invece personaggi e sfondo sono diversi, o in posizioni diverse, viene percepito un "salto" temporale maggiore, con una relazione di causa-effetto. Come le gag comiche in cui due ladri stanno rubando un gioiello e dicono fra di loro: "non ci scopriranno mai!" ...e un secondo dopo sentiamo la porta della cella chiudersi.

       L'editoria per ragazzi sta dedicando sempre maggior spazio agli albi illustrati, e fra questi sta prendendo piede il libro illustrato senza parole. Vedi Autrement in Francia. Qui la dote narrativa dell'illustratore deve essere necessariamente perfetta, perché non sono ammessi errori. Possiamo paragonarlo ai film muti degli anni '20: azioni e sentimenti sono descritti molto chiaramente, per non creare equivoci.

       Diverso é il discorso per la stampa periodica. Qui non c'é narrazione, ma spiegazione/ commento/ documentazione. L'articolista, non più lo scrittore, spiega ai suoi lettori un argomento di economia, politica, scienze etc, oppure denuncia un fatto grave, o esprime un'opinione su qualcosa.     
       L'illustrazione, in un certo senso, rimane un abbellimento, un corredo. Non é affatto una limitazione, anzi: l'illustratore é chiamato a tradurre visivamente l'argomento trattato, in una immagine che si regge in piedi da sola. Si farà riferimento a simboli riconoscibili, accostamenti di elementi, sostituzioni, l'equivalente visivo di un gioco di parole.  L'immagine si trova in quel posto per attirare l'occhio del lettore che sfoglia la pubblicazione, dando una indicazione visiva immediata dell'argomento;  il titolo e il sottotitolo completeranno la descrizione. L'autonomia artistica é determinante, e saltano subito all'occhio l'intelligenza, l'ironia e la ricchezza visiva dell'illustratore.   
      
       Bisogna nutrire la propria conoscenza degli argomenti trattati, per non basarsi su luoghi comuni e fare errori idioti di cui i lettori si accorgeranno. Per esempio, se vi chiedo da che parte é il cuore, cosa mi rispondete? a sinistra, vero?
 sbagliato.
        Il cuore é al centro, sotto lo sterno, ma batte verso sinistra. Se bisogna illustrare un articolo che parla di medicina, é il tipo di cosa che non si può sbagliare, anche se lo stile usato non é naturalistico.
   
     

ad esempio, per la vignetta egizia che ho messo poco più su non mi sono documentata affatto... e si vede!



       E' necessario anche saper pensare e lavorare velocemente: se per esempio si avvia una collaborazione continuativa con un giornale quotidiano, é ben difficile che l'editore sia in grado di fornirvi l'articolo da illustrare se non a poche ore dalla stampa.

       Occorre dunque saper distinguere bene le proprie capacità, per sapere in che direzione fare i primi tentativi. O meglio, l'ideale sarebbe mettersi alla prova in entrambe le tipologie, e vedere dove ci si trova maggiormente a proprio agio. Quando le cose vengono naturali, é più facile ottenere buoni risultati. 
       Una volta capito questo, il passo successivo é crearsi un portfolio... ma ne parleremo più avanti!





lunedì 21 gennaio 2013

spazio e tempo-2


Eccoci alla seconda parte del post "spazio e tempo". Come vi dicevo, continuiamo a parlare di come organizzare lo spazio di lavoro.




...Io, fortunatamente, ho una stanza piuttosto ampia, dove ho potuto alloggiare un fighissimo tecnigrafo, una sedia comoda, alcune mensole con vari libri illustrati e non, quaderni, tutti i colori, e una cassettiera ALEX dell'Ikea, che vi consiglio perchè ha 6 cassetti alti circa 8 cm, comodissimi per tenere fogli e illustrazioni terminate, fino a 40x60 cm.
Se intendete lavorare sulla scrivania che avete sempre avuto e che non intendete cambiare, va benissimo! Vi consiglio però di proteggerla con un telo cerato, o con della carta da pacchi; vi consiglio ancora più caldamente di acquistare una tavola di legno, di dimensione adeguata, sempre da rivestire con carta da pacchi. Sarete liberi di tagliare, colorare, incollare tutto quello che vorrete, cambiando la carta appena ce ne sarà bisogno. Inoltre, se inclinerete leggermente la tavola, le vostre braccia poggeranno su una superficie più adatta per controllare il segno (considerate che i banchi di una volta erano inclinati appositamente per facilitare la bella grafia), e che vi consentirà di eliminare la leggera distorsione prospettica che si verifica nella parte alta della tavola lavorando su un piano orizzontale. 
Può anche tornarvi utile un piano di vetro retroilluminato, soprattutto se intendete occuparvi anche di fumetto.
Pulizia: Ogni volta che inizio a lavorare mi prendo 5-10 min per mettere a posto quello che c'è sul tavolo, se la sera prima ho lasciato in disordine ("se"?...) . 
Questo mi aiuta a fare chiarezza anche nella mia mente. Infatti con un po' d'ordine si lavora meglio, più comodamente e quindi più volentieri.

un po' d'ordine!


IL TEMPO
Una delle prime cose che ho fatto quando ho deciso di fare l'illustratrice a tempo pieno é stata crearmi un orario settimanale.  Una cosa ragionevole, per non oscillare fra il patetico "lavoro quando sono ispirata" e il caotico "devo lavorare sempre! semprissimo!", assai poco attendibile. La cosa migliore da fare é considerare i propri impegni fissi e impostare la giornata lavorativa al netto di quegli impegni.
Uno dei grandi vantaggi di lavorare come libera professionista é proprio quello di potersi organizzare autonomamente, tenendo però a mente che 8 ore al giorno NON sono mai abbastanza.
Certo, bisogna conoscere e rispettare le proprie forze, ma ogni ora in più passata al tavolo da disegno (o a preparare il portfolio, o a mandare email a case editrici) é un'occasione in più per affermarsi come professionista. Dobbiamo essere pronti a passare Domeniche e Natali con la matita in mano, piegati su una tavola da consegnare; anzi, dobbiamo essere FELICI se questo accade.
Svegliamoci presto alla mattina. ok, magari non prestissimo, ma non certo alle 9 o alle 10. Se ci svegliamo a quell'ora, la giornata non rende per nulla. O almeno, questo è quello che accade a me, che sono "diesel" e quindi ci metto un po' a carburare. La mia sveglia suona alle 7; mi do un'oretta per svegliarmi davvero (colazione, doccia, contemplare il Creato) e alle 8 sono pronta per lavorare senza addormentarmi sul tavolo.
E' bene iniziare la giornata avendo un'idea generale di cosa si vuole concludere  entro sera. Anche qui é necessario essere sinceri: cosa veramente posso riuscire a terminare, oggi? Cosa é più urgente rispetto al resto? Lo stesso discorso vale nel medio e lungo periodo: cosa concludere entro la settimana? ed entro il mese?
Un'altra cosa da considerare é Internet. Croce e delizia, fonte di ispirazione e conoscenza, ma anche pozzo nero dell'impegno. 
"guardo un attimo FB"
Io ho un account FaceBook, che uso (anche) per tenermi in contatto con tanti colleghi e colleghe, associazioni e per informarmi su eventi e concorsi; su FB é nato Roba da Disegnatori, divenuto in pochi mesi un sito di riferimento per giovani illustratori e disegnatori. Ma FB é il luogo della perdita di tempo per eccellenza, lo sa benissimo chiunque vi sia iscritto. Zerocalcare lo spiega benissimo nel suo ultimo fumetto.
Per questo motivo sto pensando di inserire nella mia tabella oraria un paio d'ore, due volte alla settimana, da dedicare (lavorativamente parlando) a Internet: aggiornare la mia pagina Facebook e i miei blog e fare un giro sui miei siti preferiti per informarmi sulle ultime novità.
Insomma, usiamo Internet senza farci prendere troppo la mano.

spazio e tempo-1


Come annunciato, oggi vi parlerò di spazio e tempo.
plop!

Inizio con una confessione: sono sempre stata orrendamente disordinata e incostante, e questo si rifletteva sul mio atteggiamento verso l'illustrazione. Mi giustificavo in ogni modo, finchè non ho capito che stavo solo procrastinando il momento di fare sul serio.
procrastinare significa prendere in giro il proprio tempo e quello di chi ci sta intorno
 Paure e dubbi, per chi si affaccia a mestieri creativi come quello dell'illustratore sono legittimi, ma approssimazione e mancanza di impegno non lo sono affatto, così come non lo sono in nessuna altra professione. Ecco un bel video che parla di procrastinazione, che a suo tempo mi ha fatto capire quanto fosse sbagliato il mio atteggiamento. E' in inglese ma dovrebbe essere abbastanza chiaro anche per chi non lo capisce molto bene:



Cerco sempre di tenere a mente questa frase: se voglio essere trattata da professionista, devo comportarmi come tale. Questa frasetta banale, "già-sentita", mi ricorda anche quanto segue:
-un professionista lavora tutti i giorni, si alza presto e si da degli obiettivi.
-un professionista lavora in un ambiente appropriato, ordinato e possibilmente pulito.

Si tratta, in soldoni, di imparare a gestire il proprio tempo e il proprio spazio. Ecco spiegato il titolo di oggi.
(scusate se faccio un po' la maestrina, ma sono concetti importanti che è bene avere a mente prima di iniziare a fare qualsiasi cosa. Inoltre sto parlando della mia esperienza personale, può essere che per molti di voi io stia parlando di cose banali o addirittura sbagliate.).

LO SPAZIO DI LAVORO

é importante trovare il proprio spazio.
Per prima cosa dobbiamo trovare un ambiente accogliente, ragionevolmente ampio, decisamente tranquillo. Certo, a tutti piacerebbe avere un proprio studio, non troppo lontano da casa, illuminato dolcemente dal sole, pieno di libri da consultare, magari da condividere con altri amici/colleghi. Ma restando coi piedi per terra, difficilmente il nostro studio sarà fuori di casa, o addirittura fuori della nostra camera da letto.  Pazienza; con un po' di organizzazione possiamo cavarcela benissimo!

E nel prossimo post vedremo come!
A presto!